7/19/2007

Quando un figlio mette in difficoltà un padre...

“Papà chi sono quelli?“ Ti chiede tuo figlio un sabato sera mentre stai tornando a casa. La sua mano indica un gruppo di tifosi che si avvicina alla stazione. Qualcuno di loro ha la sciarpa, altri delle grandi bandiere arrotolate e quello più guardingo porta, nello zaino, lo striscione. Camminano chiacchierando e prendendosi in giro, c’è chi già mangia prima di partire e chi è alla sua terza birra. Una macchina si ferma vicino a loro e poi corre a parcheggiare. Altri sono già davanti alla biglietteria. Gli rispondi che sono tifosi della Lazio che vanno a vederla giocare in trasferta, ma dal suo sguardo ti accorgi che non ha capito cosa gli hai detto. Gli hanno insegnato che le cose esistono solo se si vedono in televisione e fai fatica a spiegargli che c’è ancora chi preferisce vivere le emozioni e non semplicemente guardarle. Tanti anni fa in mezzo a loro c’eri anche tu. Poi ti sei sposato, hai fatto un figlio, ti sei sistemato col lavoro e le cose più importanti sono sembrate essere altre. Ti sei quasi convinto che la vita giusta sia quella che conduci. Il giretto al centro commerciale, appena aperto, il sabato pomeriggio; a cena fuori la sera e la domenica a casa dei genitori di lei “che tanto la Lazio te la puoi vedere anche da loro”, dice tua moglie. Rallenti, fino quasi a fermarti, per vedere chi c’è e scopri che c’è ancora qualche faccia nota. Si, è proprio lui quello che adesso sta parlando col Capotreno per farsi dare almeno un vagone in più. Con lui ti sei fatto quasi più notti in treno che con tua moglie. Non è cambiato per niente, e ti allontani mentre lo vedi distribuire i cartoncini del biglietto cumulativo. Torni a casa con mille pensieri in testa. Finisci subito di cenare e apri quel cassetto che avevi lasciato chiuso da tanti anni. Stringi tra le mani quel cappelletto di lana a strisce biancocelesti, con quelle macchioline che adesso sono diventate nere ma che una cintata te lo fece sporcare di rosso; la sciarpa che odora ancora di quei fumogeni che si usavano negli anni ottanta e qualche foto che non riesci a guardare senza che le lacrime ti impediscano di metterle a fuoco. “Dove siete finiti?” ti chiedi sottovoce. “Dove siete finiti, amici miei, che non mi avete mai fatto sentire solo anche quando non sapevo dove foste!” E’ valsa la pena barattare la “tranquillità” in cambio di quella vita? Cosa racconterò a mio figlio? Quanti negozi ha il nuovo centro commerciale o quanto è bravo suo padre al lavoro? No. Non è così che può andare. La Lazio è un sogno troppo bello per non poterlo vivere appieno! E allora chiudi quel cassetto e chiami tuo figlio. Lui ti guarda come se si aspettasse quello che gli stai per dire: “Domenica ti porto in Curva Nord. Voglio farti vedere come sono i tifosi della Lazio!” Lo vedi felice e tu lo sei più di lui. Imparerà a dormire in otto dentro uno scompartimento e a dividere un panino con chi non conosce ma è come lui. Imparerà che non si lascia nessuno a terra e che non si dà mai la schiena a chi ti attacca. Imparerà ad esultare con eleganza e a non disperarsi per una sconfitta. Imparerà ad amare e difendere la sua Curva. Imparerà a comportarsi con coraggio e sempre lealmente. Imparerà, in una parola, cosa vuol dire essere un tifoso della Lazio! Dove sono finiti quelli là?... Non li vedi?... Sono già schierati....Ci sono ancora! Ci sono ancora! Avanti Lazio!

5 commenti:

Anonimo ha detto...

n ce sta niente da fà. lò letto mille volte, lo sò qusi a memoria eppure ogni volta ke poso gli occhi su st'articolo vengo catturato e sale sempre + la voja de tornà in curva. quest'anno niente abbonamento purtroppo. dico purtroppo xk la lazio ti cattura, ti catturano le bandiere ke vedi sventolare, i sussulti e gli occhi abbassati dopo una traversa, il tuffo al cuore dopo una parata, i salti, le grida incontenibili e gli abbracci sinceri, le lacrime quando ogni speranza è perduta... tu stai in qualke bar credendo ke peggio di così la vita nn può andare e pensi: la prossima volta devo esserci!... la prossima volta urlerò più forte, perchè nella nord ogni voce è indispensale, ogni voce è la tua. e quando la voce finisce è la nord a dartela, e senti un ondata di calore ke ti infiamma il cuore... me ne innamorai la prima volta che andai allo stadio da piskello e quando sn a casa sò ke nn è il salotto il posto giusto, xk mi sento come se la stessi tradendo. forse è vero, il primo amore non si scorda mai...

Black ha detto...

ho iniziato ad andare allo stadio a 13 anni.
a 15 ci sono andato 3 volte. a 16 mi sono fatto l'abbonamento..avevo un pò paura sinceramente, tutte le partite in casa di andarle a vedere, anche il viaggio è di circa 2 orette con i mezzi... eppure aspettavo con ansia la domenica ... " domani a LAZIO gioca in casa"...co Matteo (l'amico mio) se chiamavamo solo pe a conferma" a battistini solito orario??" "regolare" "bella a domani"
è...
come spiegarlo.. tutti quelli che c'hai vicino so amici tuoi, io al 30° già finisco la voce, all'inno me sgolo come un animale... e quando gioca in trasferta, me mordo le labbra...perchè non ce sto là??
è vero, c'hai ragione Cla, il primo amore n si scorda mai

Marx ha detto...

eheh io sono stato abbonato per 4 anni, dai 10 ai 14.. mi ci portava sempre mio nonno (in distinti sud però :P)..

è proprio vero che la lazio ti resta dentro =) ma è vero anche che non è più solo uno sport, è diventato un business intorno al quale giano davvero troppi soldi.. ed è normale che la gente se ne disinnamori col passare del tempo :)

l'importante è esserci e sperarci sempre come durante la partita di perugia... eravamo in campo, seduti in silenzio ad aspettare la fine della partita della juve.. e quando è finita... non ci sono parole :)

Anonimo ha detto...

Spettacolare...solo una parola...spettacolare!

Anonimo ha detto...

SPIM! Wonderfu!